Dopo aver sostenuto l'ultimo esame all'università prendendo un meraviglioso 27, verso mezzogiorno, dalla contentezza mi sarei fermato a mangiare prima un kebab girato l'angolo, tanto per gradire, come antipasto e, a chiudere, due calzoni della pizzeria al taglio "La Piramide" in via Po, nella quale un tempo, neanche troppo remoto, solevo sostare volentieri a pranzo se mi trovavo a passare da quelle parti.
Invece ho resistito a quel improvviso desiderio non comprendendo quello "sgarro" inappropriato e sono rimasto mentalmente in Zona. Percorrendo la via Garibaldi per intero sono arrivato al mercato di corso Palestro per dare un'occhiata alla verdura. Mi sono voluto viziare: "visto che non mi strafogo di farinacei, almeno scelgo la merce migliore, no?", mi sono detto, tanto da sostare davanti ad un banco di frutta e verdura frequentatissimo, con molta coda e conseguente attesa infinita, con prezzi da gioielleria. Arrivato il mio turno, passati diversi minuti e spinto da decine di madamine indecenti e rozze, ignare che l^ ci fossi io e che sembravano badare molto poco alle buone maniere. Ho iniziato: "Un po' di quello, un ciuffo di quell'altro. Ecco, anche questo!". Non mi accontento mai, devo strafare pure per una semplice insalata di lusso. Morale della favola: tre tipologie diverse di pomodori (camone, piccadilly e cuore di bue) per assaggiare un po' l'uno e un po' l'altro, 4 finocchi grandi e maschi (dei veri e propri finocchioni), un manigotto, insalatina locale, un cespo di "Romana", qualche ciuffo di spinacino baby, trevisana, valeriana, "Sarset" micro, un cipollotto di Tropea, un peperone giallo e uno rosso, due pere "Decana" molto mature da mangiare in giornata, di quelle succosissime che quando le mangi ti colano fino ai gomiti. Questo scherzetto mi è costato 18 euro. E scusate se è poco.
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