Prefazione (di Pier Cesare Dori)
- La tesi di Jean Leclercq è che esista una vera e propria teologia monastica che, come la teologia dei Padri della Chiesa, non appartiene al passato, non è un studio concluso e la sua funzione non è terminata.
- J. L. propone un rinnovamento della Chiesa cattolica sulla base di una nuova teologia, essenzialmente monastica e patristica.
Premessa (di J.L.)
- Il libro nasce da una serie di lezioni tenute a giovani monaci a S. Anselmo a Roma nel 1955-56.
Titolo originale: " L'amour des lettres et le désir de Dieu"
Introduzione: "Grammatica ed escatologia"
- Ne medioevo esiste una teologia scolastica e teologia monastica. Esponente di spicco dea 1° è Pietro Lombardo, il maestro delle "Sentenze". Esponente di punta della 2° è S. Bernardo, 'abate di Clairvaux.
Parte I: LA FORMAZIONE DELLA CULTURA MONASTICA
Cap. 1
"La conversione di S. Benedetto"
- La tradizione monastica del medioevo occidentale è fondata su 2 testi che ne fano una tradizione "benedettina". La "Vita di S. Benedetto" nel Libro II dei "Dialoghi di S. Gregorio" e la "Regola dei monaci", tradizionalmente attribuita a S. Benedetto.
- Nella "Regola" s possono riconoscere le due componenti che erano già manifeste nela vita di S. Benedetto: la conoscenza delle lettere e la ricerca di Dio.
- Una delle principali preoccupazioni del monaco è la lectio divina che include la meditazione.
Per conseguenza è necessario, nel monastero, possodere dei libri, saperne scrivere, saperli leggere. E chi non lo sa fare deve impararlo.
- Per gli antichi meditare è leggere un testo e impararlo a memoria nel senso più forte di questo atto, cioè con tutto il proprio essere: con il corpo poiché la bocca lo pronuncia, con la memoria che lo fissa, con l'intelligenza che ne comprende il senso, con la volontà che desidera mettera in pratica.
- Non vi è vita benedettina senza letteratura.
- In che cosa consiste la grammatica?
L'arte grammatica che noi chiamiamo "letteratura" è a scienza dele cose che dicono i poeti, gli storici, gli oratori. Le sue funzioni sono: scrivere, eggere, comprendere, provare.
- Grammaticus e litteratus designano un uomo "che sa leggere", cioè non solo decifrare le lettere, ma capire i testi.
- Cassiodoro non è un monaco, ma Vivarium è un monastero-scuola.
- Il monastero di San Benedetto è una scuola del servizio divino e nient'altro che questo.
- Per S. Benedetto le lettere sono un mezzo per arrivare a Dio.
Cap. 2
"S. Gregorio, dottore del desiderio"
- S. Gregorio è il dottore del desiderio: continuamente egli usa termini come anhelare, aspirare, sospirare, che esprimono una tendenza al superamento, alla "sublimazione".ù
- Un altro dei suoi temi preferiti è quello del "volo spirituale" che porta rimedio ala nostra pesantezza: sulle ali, e con le penne di un'aquila, bisogna elevarsi, sollevarsi verso Dio, cercarlo, correre verso di Lui.
- Il solo desiderio legittimo è quello di possedere Dio quaggiù e per sempre: quaggiù ora, pur in mezzo al dolore e grazie ad esso, più tardi in cielo, perché le realtà celesti (coelestia) non sono che un altro modo di chiamare Dio.
- "Chi, con tutto il suo spirito, desidera Dio, possiede già, certamente, colui che egli ama" (lo dice Gregorio Magno).
- La conoscenza contemplativaè una conoscenza mediante l'amore che arricchisce la fede da cui sgorga.
"Voi conoscete, dico, non per la fede, ma per l'amore"
Cap. 3
"Il culto e la cultura"
- La lingua è la prima delle arti: l'arte di saper esporre bene, ben scrivere e ben esprimere il proprio pensiero.
- In che modo la grammatica permette di andare in Cielo?
Dando la possibilità di leggere la Scritturare e i Padri, essa diventa mezzo di salvezza e acquista una sublime dignità.
- La "Regola di San Benedetto" è un altro mezzo di salvezza. Il mezzo per i monaci di elevarsi al di sopra di sé stessi fino ai "regni celesti" è la "Regola".
- "Seguendo la via diritta dele "Regola", sperano di godere un giorno dell'eterna beatitudine" (lo dice Smaragdo, abate di S. Mihiel nella prima metà del VIII secolo).
- a "grammatica" è una ars. Un'arte, nell'accezione antica e medioevale de termine, è un complesso di regole precise, la "grammatica" include tutte quelle che servono per l'espressione scritta.
Parte II: LE FONTI DELLA CULTURA MONASTICACap. 4
"La devozione al cielo"
- Il contenuto della cultura monastica è sintetizzato da due parole: "grammatica" ed "escatologia".
1) Da una parte è necessaria la conoscenza delle lettere per avvicinarsi a Dio ed esprimere quel che si intuisce della sua realtà.
2) Dall'altra bisogna incessantemente superare la letteratura per tendere alla vita eterna.
- Il primo è il più importante dei temi a cui i monaci medioevali abbiano applicato l'arte letteraria è quello che si potrebbe chiamare la "devozione del cielo".
- Il tema centrale è la "Gerusalemme celeste"
- S. bernardo definisce il monaco un abitante di Gerusalemme: "monachus et Jerosolymita".
- Il monastero è una Gerusalemme anticipata: un luogo di attesa e di desiderio, di preparazione a questa città santa alla quale si guarda con gioia.
- Un altro tema si ispira agli "angeli".
Quando si parla di via angelica, non si considera tanto la condizione di angelo quanto la funzione di lode che essi assolvono.
In cielo l'uomo sarà "simile agli angeli" (Lc 20,30. Mt 22,30).
- La tesi di Jean Leclercq è che esista una vera e propria teologia monastica che, come la teologia dei Padri della Chiesa, non appartiene al passato, non è un studio concluso e la sua funzione non è terminata.
- J. L. propone un rinnovamento della Chiesa cattolica sulla base di una nuova teologia, essenzialmente monastica e patristica.
Premessa (di J.L.)
- Il libro nasce da una serie di lezioni tenute a giovani monaci a S. Anselmo a Roma nel 1955-56.
Titolo originale: " L'amour des lettres et le désir de Dieu"
Introduzione: "Grammatica ed escatologia"
- Ne medioevo esiste una teologia scolastica e teologia monastica. Esponente di spicco dea 1° è Pietro Lombardo, il maestro delle "Sentenze". Esponente di punta della 2° è S. Bernardo, 'abate di Clairvaux.
Parte I: LA FORMAZIONE DELLA CULTURA MONASTICA
Cap. 1
"La conversione di S. Benedetto"
- La tradizione monastica del medioevo occidentale è fondata su 2 testi che ne fano una tradizione "benedettina". La "Vita di S. Benedetto" nel Libro II dei "Dialoghi di S. Gregorio" e la "Regola dei monaci", tradizionalmente attribuita a S. Benedetto.
- Nella "Regola" s possono riconoscere le due componenti che erano già manifeste nela vita di S. Benedetto: la conoscenza delle lettere e la ricerca di Dio.
- Una delle principali preoccupazioni del monaco è la lectio divina che include la meditazione.
Per conseguenza è necessario, nel monastero, possodere dei libri, saperne scrivere, saperli leggere. E chi non lo sa fare deve impararlo.
- Per gli antichi meditare è leggere un testo e impararlo a memoria nel senso più forte di questo atto, cioè con tutto il proprio essere: con il corpo poiché la bocca lo pronuncia, con la memoria che lo fissa, con l'intelligenza che ne comprende il senso, con la volontà che desidera mettera in pratica.
- Non vi è vita benedettina senza letteratura.
- In che cosa consiste la grammatica?
L'arte grammatica che noi chiamiamo "letteratura" è a scienza dele cose che dicono i poeti, gli storici, gli oratori. Le sue funzioni sono: scrivere, eggere, comprendere, provare.
- Grammaticus e litteratus designano un uomo "che sa leggere", cioè non solo decifrare le lettere, ma capire i testi.
- Cassiodoro non è un monaco, ma Vivarium è un monastero-scuola.
- Il monastero di San Benedetto è una scuola del servizio divino e nient'altro che questo.
- Per S. Benedetto le lettere sono un mezzo per arrivare a Dio.
Cap. 2
"S. Gregorio, dottore del desiderio"
- S. Gregorio è il dottore del desiderio: continuamente egli usa termini come anhelare, aspirare, sospirare, che esprimono una tendenza al superamento, alla "sublimazione".ù
- Un altro dei suoi temi preferiti è quello del "volo spirituale" che porta rimedio ala nostra pesantezza: sulle ali, e con le penne di un'aquila, bisogna elevarsi, sollevarsi verso Dio, cercarlo, correre verso di Lui.
- Il solo desiderio legittimo è quello di possedere Dio quaggiù e per sempre: quaggiù ora, pur in mezzo al dolore e grazie ad esso, più tardi in cielo, perché le realtà celesti (coelestia) non sono che un altro modo di chiamare Dio.
- "Chi, con tutto il suo spirito, desidera Dio, possiede già, certamente, colui che egli ama" (lo dice Gregorio Magno).
- La conoscenza contemplativaè una conoscenza mediante l'amore che arricchisce la fede da cui sgorga.
"Voi conoscete, dico, non per la fede, ma per l'amore"
Cap. 3
"Il culto e la cultura"
- La lingua è la prima delle arti: l'arte di saper esporre bene, ben scrivere e ben esprimere il proprio pensiero.
- In che modo la grammatica permette di andare in Cielo?
Dando la possibilità di leggere la Scritturare e i Padri, essa diventa mezzo di salvezza e acquista una sublime dignità.
- La "Regola di San Benedetto" è un altro mezzo di salvezza. Il mezzo per i monaci di elevarsi al di sopra di sé stessi fino ai "regni celesti" è la "Regola".
- "Seguendo la via diritta dele "Regola", sperano di godere un giorno dell'eterna beatitudine" (lo dice Smaragdo, abate di S. Mihiel nella prima metà del VIII secolo).
- a "grammatica" è una ars. Un'arte, nell'accezione antica e medioevale de termine, è un complesso di regole precise, la "grammatica" include tutte quelle che servono per l'espressione scritta.
Parte II: LE FONTI DELLA CULTURA MONASTICACap. 4
"La devozione al cielo"
- Il contenuto della cultura monastica è sintetizzato da due parole: "grammatica" ed "escatologia".
1) Da una parte è necessaria la conoscenza delle lettere per avvicinarsi a Dio ed esprimere quel che si intuisce della sua realtà.
2) Dall'altra bisogna incessantemente superare la letteratura per tendere alla vita eterna.
- Il primo è il più importante dei temi a cui i monaci medioevali abbiano applicato l'arte letteraria è quello che si potrebbe chiamare la "devozione del cielo".
- Il tema centrale è la "Gerusalemme celeste"
- S. bernardo definisce il monaco un abitante di Gerusalemme: "monachus et Jerosolymita".
- Il monastero è una Gerusalemme anticipata: un luogo di attesa e di desiderio, di preparazione a questa città santa alla quale si guarda con gioia.
- Un altro tema si ispira agli "angeli".
Quando si parla di via angelica, non si considera tanto la condizione di angelo quanto la funzione di lode che essi assolvono.
In cielo l'uomo sarà "simile agli angeli" (Lc 20,30. Mt 22,30).
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