maggio 19, 2010

In vino veritas

Parlare di vino, come di qualunque altra bevanda moderatamente alcolica o superalcolica, è sempre uno sforzo molto grande, soprattutto se non si mettono in chiaro, in premessa, alcuni punti. Innanzitutto bisogna iniziare dicendo che l'argomento è delicato, a maggior ragione se rivolto a dei ragazzini. Una imponente divulgazione sulle bevande alcoliche potrebbe, o forse no, indurre o iniziare un minorenne alla loro assunzione. E' bene dunque che io inizi dalla parte che di solito viene trattata alla fine spiegando il vino, ovvero gli effetti che può avere il consumo di alcol nell'organismo. Mi limito qui a dire che nessun dottore, studioso, scienziato ha, finora, elegiato in maniera incondizionata l'uso dell'alcol, anzi, sono tutti concordi nell'affermare, e lo fanno sempre più a gran voce ultimamente, che fa male all'organismo. Senza andare troppo lontano, basta fare una rapida ricerca sulla famosa enciclopedia "Wikipedia", alla voce "alcol etilico" o "etanolo" e subito ci si rende conto che i danni all'organismo comprendono il sistema nervoso centrale, quello cardiocircolatorio, l'apparato urinario, quello gastroenterico, quello genitale. E un fattore che può contribuire, insieme ad altri, ad esempio il fumo, alla formazione dei radicali liberi e a far invecchiare precocemente la pelle, accelerando la formazione di rughe. Ci sono altri elementi di rischio non meno sottovalutabili che sono la dipendenza dall'alcol o la morte, oggi una delle prime cause di mortalità giovanili, da incidente stradale, di qualsiasi tipo.
L'importante è che ci si informi e che si prendano le eventuali decisioni liberamente, ma solo dopo un attento approfondimento e studio che metta tutti nella possibilità di informarsi in maniera minuziosa. E' indispensabile, sempre, conoscere le conseguenze di un atto.
Detto questo, è d'obbligo avvertire l'alunna/o che intenda iscriversi in terza sala o che voglia intraprendere questa carriera, perché fortemente motivato e appassionato, che quasi la metà del programma futuro riguarderà una bevanda alcolica sia essa la birra, il vino o un distillato a caso. Quindi oggi è importante forse dissuadere l'allievo mussulmano ad intraprendere questa professione, considerando che la religione che ha il corano come fonte d'ispirazione non permette l'ingerimento e, nei casi più oltranzisti, anche la manipolazione di bevande alcoliche.
Tuttavia è mia forte convinzione che, tanto per usare un termine molto di moda in questi ultimi anni, l'uso consapevole del vino che nasce dalla conoscenza e dallo studio è certamente un modo più sicuro di approcciarsi all'alcol, il quale comunque deve sempre essere bevuto con moderazione. Il professionista che si occupa di vino, sia esso un assaggiatore o un sommelier, a dispetto di quanto si possa credere, non è obbligato ad ubriacarsi. Spesso gli assaggiatori usano una "sputacchiera" dopo aver analizzato la bevanda attraverso la bocca; i sommelier possono assaggiare quantitativi minimi di liquido e, se sono molto esperti, possono pure evitarlo, essendo sufficiente il naso per sapere se un vino sa di tappo oppure no. Senza contare che, se tra qualche anno tutti i tappi di sughero verranno sostituiti dai tappi di silicone, potrà non essere più necessario in futuro.
Il vino fa parte della nostra tradizione occidentale e il suo consumo affonda le radici nella notte dei tempi. La comparsa della vite è databile tra i 130 e i 200 milioni di anni fa.
Un episodio risalente all'antica Grecia narra di uno stupro di massa in cui, alla fine, il vino è protagonista e responsabile dell'odioso atto:

« Nella mitologia greca i Lapiti erano un popolo leggendario che abitava la vallata del Peneo in Tessaglia. Le antiche genealogie sostenevano che la loro stirpe fosse imparentata con quella dei Centauri: in particolare, secondo una leggenda, Lapite e Centauro sarebbero stati fratelli gemelli figli di Apollo e della Ninfa Stilbe, figlia del dio fluviale Peneo. Lapite era un abile guerriero, mentre Centauro era un essere deforme che visse insieme a dei cavalli e si accoppiò con delle giumente, generando i Centauri, creature metà uomini e metà cavalli. La più famosa leggenda che coinvolge i Lapiti è quella della loro battaglia contro i Centauri in occasione della festa nuziale di Piritoo, la cosiddetta "Centauromachia". I Centauri erano stati invitati ai festeggiamenti ma, non essendo abituati al vino, ben presto si ubriacarono, dando sfogo al lato più selvaggio della loro natura. Quando la sposa Ippodamia ("colei che doma i cavalli") arrivò per accogliere gli ospiti il centauro Euritione balzò su di lei e tentò di stuprarla. In un attimo anche tutti gli altri centauri si lanciarono addosso alle donne ed ai fanciulli. Naturalmente scoppiò una battaglia nella quale anche l'eroe Teseo, amico di Piritoo, intervenne in aiuto dei Lapiti. I centauri furono alla fine sconfitti e scacciati dalla Tessaglia e ad Euritione furono mozzati naso ed orecchie »(fonte: Wikipedia). 

La Bibbia, testo fondamentale per la cultura occidentale, e di conseguenza libro fonte di ispirazione per l'arte, la letteratura, la musica, la scultura, fa riferimento alla vigna e al vino già dal primo libro del Vecchio Testamento, la Genesi, quando Noé, appena uscito dall'arca:

« ... piantò una vigna, ne bevve il vino, si ubriacò e si mise a dormire nudo nella sua tenda ».

(Genesi 9, 20-1)
fino alla trasformazione dell'acqua in vino da parte di Gesù alle nozze di Cana nel racconto dell'evangelista Giovanni:
« Tre giorni dopo, ci fu una festa nuziale in Cana di Galilea, e c'era la madre di Gesù. E Gesù pure fu invitato con i suoi discepoli alle nozze. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: "Non hanno più vino". Gesù le disse: "Che c'è fra me e te, o donna? L'ora mia non è ancora venuta". Sua madre disse ai servitori: "Fate tutto quel che vi dirà". C'erano là sei recipienti di pietra, del tipo adoperato per la purificazione dei Giudei, i quali contenevano ciascuno due o tre misure. Gesù disse loro: "Riempite d'acqua i recipienti". Ed essi li riempirono fino all'orlo. Poi disse loro: "Adesso attingete e portatene al maestro di tavola". Ed essi gliene portarono. Quando il maestro di tavola ebbe assaggiato l'acqua che era diventata vino (egli non ne conosceva la provenienza, ma la sapevano bene i servitori che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo e gli disse: "Ognuno serve prima il vino buono; e quando si è bevuto abbondantemente, il meno buono; tu, invece, hai tenuto il vino buono fino ad ora". Gesù fece questo primo dei suoi segni miracolosi in Cana di Galilea, e manifestò la sua gloria, e i suoi discepoli credettero in lui. »




La vite, la pianta che produce l'uva, frutto utilizzato per la produzione del vino, ha origini antichissime. E' appartenente alla famiglia delle vitacce, anticamente chiamate ampelidacee. La radice etimologica della parola deriva da Ampelo, una figura mitologica (giovane amato da Dionisio), e da essa molti termini relativi all'enologia (vedi "ampelografia").
L'arbusto rampicante può raggiungere altezze notevoli, anche 10 metri, ma viene potata e sorretta da tutori ed è dotata di un apparato radicale molto sviluppato.
Il fusto si suddivide in:
- Ceppo: pochi decimentri immediatamente sopra il suolo.
- Branche: prime ramificazioni che si dipartono dal fusto.
- Tralci: rami di uno o due anni.
Le foglie sono dette pampini, costituite da cinque lobi principali, sono importanti per riconoscere i vitigni della vite coltivata (vitis vinifera sativa).
I fiori sono molto piccoli, di colore verdastro e raggruppati in infiorescenze a grappolo.
I frutti sono delle bacche chiamate acini di colore variabile: bianchi, gialli, viola o neri. Sono formati da:
- Esocarpo: spesso è pruinoso (buccia), ovvero ricco di pruina.
- Mesocarpo: cellule piene di succo da cui si ricava il mosto (polpa).
- Endocarpo: la zona contenente i vinaccioli (semi).
Gli usi della vite riguardano:
  • Produzione di vino (vinificazione)
  • Produzione di derivati della vinificazione:
    • mosto
    • distillati di vinacce (grappa, acquavite)
    • acido tartarico (per usi agroalimentari)
    • olio di vinaccioli (semi dell'uva)
    • polpa di vinacce (per l'alimentazione animale)
  • Produzione di uva da tavola
  • Produzione di uva passa
  • Produzione di altre bevande a base di uva
  • Prodotti alimentari:
    • gelatine e confetture
    • Aceto di vino

La vite è una pianta che si adatta generalmente alle più svariate tipologie di terreni e climi, tuttavia le coltivazioni di una certa importanza si trovano tra 30° e il 50° grado di latitudine nord e sud (tra la parte meridionale della penisola scandinava e la grecia, e in generale tutte le nazioni che si affacciano sul Mar Mediterraneo), tra il livello del mare e i 1000 metri e la temperatura non deve mai scendere al di sotto dei +15°. La barbatella, o la pianta giovane di vite nata, non è produttiva per i primi 3 anni. Il ciclo biologico (vita) della pianta è di circa 40 anni.
La coltivazione della vite richiede notevoli cure che ricoprono l'arco dell'anno intero con periodi di lavoro più intensi da parte del viticoltore dalla primavera all'autunno.
In primavera la vite si risveglia col fenomeno del pianto, dai tagli di potatura dell'inverno precedente (potatura a secco) fuoriesce un liquido vischioso che sta appunto a significare la ripresa vegetativa della pianta ed avviene, in genere, un mese prima dell'apertura delle gemme. Segue il germogliamento non appena la temperatura si alza maggiormente e dunque la fioritura e l'impollinazione mediante il vento. La parte dell'invaiatura prevede un ingrossamento dell'acino fino a completa maturazione a fine agosto, inizio settembre. Infine, la fase terminale, prevede la raccolta detta vendemmia. I grappoli si raccolgono soprattutto a mano, tagliando quelli migliori, perfettamente maturi, scartando quelli rovinati o acerbi. Vanno quindi sistemati in cassette non molto grandi (preferibilmente larghe e basse), che possano essere trasportate in cantina senza rovinarsi. È sempre più diffusa la vendemmia meccanica, che è meno accurata di quella manuale, ma molto più economica.

Le tecniche di vinificazione maggiormente utilizzate sono due: con o senza macerazione. Con macerazione significa che non vengono eliminate le bucce nei primi giorni in cui il mosto comincia a fermentare (questa tecnica è usata soprattutto per i rossi). Senza macerazione, detta in bianco, quando vengono eliminate le bucce prima della fermentazione (tecnica usata per i vini bianchi).

La vinificazione con macerazione (vinificazione in rosso) dona il colore al vino oltre che i tannini e gli aromi. Se ciò avvenisse per i vini bianchi , inizialmente risulterebbero più aromatici ma passerebbe in soluzione un eccesso di sostanza colorante, un eccesso di tannini e soprattutto delle sostanze ossidabili.
Ne conseguirebbe una maggiore facilità all'ossidazione del vino, gli aromi si perderebbero in breve tempo e la vita organolettica diminuirebbe. L'uva portata in cantina viene pigiata e diraspata (si raccolgono gli acini e vengono eliminati i raspi); quindi si procederà alla pressatura delle bucce per ottenere ancora vino (il rimanente andrà in distilleria).
Con l'aggiunta di modeste quantità di anidride solforosa (per disinfettare i vasi e disinfettare la massa che talvolta può essere leggermente rovinata) il mosto viene messo a fermentare all'interno di vasi e ad una temperatura controllata di circa 18°-20° mediante dei refrigeratori (se la temperatura superasse i 37 gradi la fermentazione alcolica cesserebbe). Subito i lieviti (organismi monocellulari presenti nelle bucce, ma che spesso vengono aggiunti) danno il via alla fermentazione alcolica dove avviene la trasformazione degli zuccheri in alcol e anidride carbonica, con emissione di calore. Dopo alcuni giorni di fermentazione gli zuccheri vengono tutti trasformati in alcool e il processo si completa (non avendo più "carburante"), quindi ne risulterà un vino già secco. Oltre all'alcol si ottengono un gran numero di sostanze.

Dopo si procede al travaso in un altro tino, rigorosamente impermeabile all'ossigeno, si eliminano le fecce depositate sul fondo, quindi si procede alla filtrazione del vino. Nel vino rosso invece le bucce rimangono per alcuni giorni per far sciogliere delle sostanze tra cui quelle coloranti.La temperatura del mosto nella fermentazione delle uve rosse deve aggirarsi intorno ai 26°. I gas che si sviluppano portano in superficie le bucce che devono essere spinte di tanto in tanto in basso per ossigenare i lieviti e rimescolare le masse per una perfetta riuscita. Alcuni tini sono dotati di una barriera ad una certa altezza per le bucce in modo che non salgano oltre un certo livello e rimangano sempre immerse nel mosto.

Oltre al colore rosso al vino viene rilasciata una certa quantità di tannini necessari per ottenere dei vini corposi. Le sostanze coloranti sono ossidabili ma non rilasciano al vino il sapore di ossidato quindi hanno la funzione di barriera contro l'ossigeno.Le bucce vengono pressate e aggiunte al mosto già ottenuto.In seguito il vino viene posto in un'altro contenitore dove proseguirà la fermentazione e,dopo la svinatura, necessaria per separare le fecce dal mosto, può passare in botti di rovere a maturare, dove vengono migliorate le caratteristiche organolettiche del vino. A questo punto i vini restano in cantina a maturare ed il freddo dell'inverno aiuterà questo processo.
Facendo un accenno ad altri due metodi di vinificazione possiamo dire che esiste la vinificazione in rosato dove le bucce restano a contatto con il mosto solo per far diventare il vino rosato; quindi la macerazione carbonica , dove l'uva viene inserita in un contenitore per circa 15 giorni insieme ad anidride carbonica, successivamente viene fatta fermentare per 2 o 3 giorni e pochi giorni dopo il vino è pronto per la commercializzazione, questa tecnica è usata per ottenere il vino novello.
Il vino così prodotto viene imbottigliato, etichettato, tappato (con tappi di sughero, ma anche con quelli in silicone di ultima generazione) e immesso in commercio.
Le forme di bottiglia più usate sono:
- Bordolese
- Bordolese a spalla alta
- Borgognotta
- Albeisa
- Champagnotta
- Renana
- Pulcianella o Pulcinella
- Anfora
- Alsaziana
- Bottiglia da Porto
- Fiasco

maggio 18, 2010

Carrello dei formaggi

Di seguito riporto una rappresentativa selezione di formaggi italiani DOP più rinomata:

RASCHERA D.O.P.
Provenienza: Piemonte, Saluzzo (Cn).
Caratteristiche: formaggio fresco di latte vaccino parzialmente scremato.
Pasta: compatta, elastica con piccole occhiature.
Gusto:delicato e moderatamente saporito
Stagionatura: minimo 30 gg.

ASIAGO pressato D.O.P.
Provenienza: Veneto, Bressanvido (Vi).
Caratteristiche: formaggio fresco di latte vaccino intero.
Pasta: elastica, con occhiature marcate e irregolari.
Gusto: delicato e gradevole.
Stagionatura: minimo 20 gg.

VALTELLINA Casera D.O.P.
Provenienza: Lombardia, Delebio (So).
Caratteristiche: formaggio stagionato di latte vaccino parzialmente scremato.
Pasta: compatta e consistente con occhiaturi fini e diffuse.
Gusto: saporito e aromatico.
Stagionatura: minimo 180 gg.

PARMIGIANO REGGIANO D.O.P.
Provenienza: Emilia Romagna, Colline Parmensi.
Caratteristiche: formaggio stagionato di latte vaccino parzialmente scremato.
Pasta: minutamente granulosa, frattura a scaglia e occhiatura minuta appena visibile.
Gusto: fragrante, delicato e saporito, ma non piccante.
Stagionatura: oltre 30 mesi.

CASCIOTTA d'Urbino D.O.P.
Provenienza: Marche - Montemaggiore di Metauro (PU).
Caratteristiche: formaggio molle di latte misto; ovino 70/80% , vaccino 20/30%.
Pasta: morbida con occiature varabili più o meno fini.
Gusto: dolce caratteristico.
Stagionatura: minimo 20/30 giorni.

CANESTRATO Pugliese D.O.P.
Provenienza: Puglia - San Paolo di Civitate (FG).
Caratteristiche: formaggio di latte intero prevalentemente di pecora di razza gentile di Puglia.
Pasta: compatta, occhiatura appena visibile. Friabile con la stagionatura.
Gusto: delicato quando fresco, più saporito con la maturazione.
Stagionatura: produzione da dicembre a maggio. Più o meno stagionato.

PECORINO SARDO dolce D.O.P.
Provenienza: Sardegna - Buddusò (OT) - Altopiano di Monte Acuto.
Caratteristiche: formaggio molle di latte ovino morbida con rado occhiatura.
Gusto: dolce.
Stagionatura: minimo 30 gg.

PECORINO Siciliano D.O.P.
Provenienza: Sicilia - Castronovo di Sicilia (PA).
Caratteristiche: formaggio duro di latte intero ovino.
Pasta: compatta con limitata occhiatura.
Gusto: gradevolmente piccante.
Stagionatura: produzione da ottobre a giugno. Più o meno stagionato.

maggio 13, 2010

Salone del libro 2010

Catapultato sul palco dello stand del Consiglio regionale del Piemonte all'ultimo momento (chissà perché...Chissà per riempire quale vuoto...) mi sono trovato a disquisire di enologia piemontese. Non sono avezzo all'uso del microfono, quando trattasi di argomenti seri. E' la seconda volta credo, la prima è stata all'Università di Bergamo a parlare dell'immagine della cameriera/donna suffragetta all'interno di tre film che mi stanno molto a cuore: Il caso Winslow, Quel che resta del giorno e Gosford Park.
Ha iniziato la dottoressa Maria Luisa Alberico che ha catturato l'attenzione mia soprattutto e della platea (un'audience difficile considerando che gli astanti erano i miei alunni della II B!) raccontando la storia della cucina piemontese con trasporto, passione e un pizzico di teatralità. Ecco che ha parlato di "maialotti e cinghialini" cotti allo spiedo, dei baci di dama come di "due cialdine che si incontrano a formare una boccuccia a cuoricino" e così via. Il mio collega di cucina Alessandro Ricci ha viaggiato nella storia attraverso la composizione di un ideale menu piemontese e, in più, ha introdotto gli alunni Patzanovskii, D'Alessandro, Giaroni e Zamboni i quali hanno spiegato le ricette di pasticceria tipica: "brut ma bun, paste di meliga, baci di dama, torcetti. A concludere ho elencato i vini da dessert adeguati da abbinare ai dolci della tradizione che sono il Moscato d'Asti e l'Asti spumante, il Loazzolo, il Brachetto d'Acqui, la Freisa di Chieri, la Malvasia di Castelnuovo Don Bosco, la Malvasia di Casorzo e il Passito di Caluso. Abbiamo aperto praticamente noi, con questo che è stato il primissimo intervento alle 10:30 circa, il Salone del libro 2010!

maggio 10, 2010

Mario Soldati - La fonduta valdostana (1957)

Mario Soldati - Il grissino torinese (1957)

Mario Soldati: Viaggio nella valle del Po

11° Seminario di perfezionamento linguistico-letterario di San Salvatore (5-6-7 maggio 2010)















(Con Sebastiano Vassalli)



Si è concluso l'undicesimo seminario di perfezionamento linguistico-letterario di San Salvatore (Al), che si è tenuto tradizionalmente nella suggestiva cornice di Villa Gropella, nei pressi di Valenza. Come l'anno scorso, vi ho preso parte con Andrea il 6 e 7 maggio; questi giorni sono stati davvero memorabili. Innanzitutto perché quest'anno non si parlava di poesia (materia che, se si omettono i grandi classici come Dante, Guinizzelli e il Dolce Stil Novo in generale, Cielo D'Alcamo e tutta la scuola siciliana, Petrarca, Foscolo, Leopardi, Carducci, Pascoli, D'Annunzio, Montale e "pochi" altri, trovo insopportabile) contemporanea, ma di prosa e poi perché ospite unico delle tre giornate era l'autore di uno dei libri che amo maggiormente, "La Chimera". Tema del convegno era: "“Il mestiere di Omero: raccontare storie” L'eccezionalità dell'incontro era data anche dal fatto che Sebastiano Vassalli difficilmente rilascia interviste e malvolentieri si mette sotto i riflettori: dopotutto non è un mercante che va da Fazio a piazzare il suo prodotto. Eppure, la sua maggiore opera, la già citata Chimera, priva di ogni battage pubblicitario, è stata un best-seller tradotto in tutto il mondo. Vassalli ha desunto il titolo dal suo autore preferito, Dino Campana, che così intitolava uno dei suoi componimenti poetici, tratto dalla raccolta "Canti orfici". E', ovviamente, del tutto fuori luogo paragonare un simile capolavoro, ad un altro tipo di best-seller come "Io uccido" di Faletti.
Si parla di odio in questo libro, tanto odio. Odio universale dell'uomo verso l'uomo . Di istinti e sentimenti bassi, come l'invidia, la gelosia, la superstizione. L'autore ricorda come persino Freud abbia trattato l'argomento e cita un vecchio adagio che andava di moda in passato e che recitava pressoché così: "Che bella giornata, peccato che non si impicchi nessuno!".
Il romanziere non riesce a capire, a distanza di due decenni, il perché del successo del suo libro, considerando che "La chimera" non ha un lieto fine e che il finale è già svelato nel prologo. La ragione tuttavia a me appare chiara; probabilmente è la stessa che mi ha fatto amare il libro in maniera tanto viscerale che mi ha spinto a rileggerlo più volte nel corso degli anni: il motivo sta tutto nella progressiva collera e sdegno che colgono il lettore. Parola dopo parola, capitolo dopo capitolo, la rabbia del lettore nei confronti del perfido uomo di chiesa, dell'alto prelato dal volto disumano, ma anche delle azioni indegne dell'uomo gretto, degli odiosi comportamenti del poveraccio ignorante e superstizioso, aumenta a dismisura. Fino ad un finale che lascia il lettore muto, senza speranze, triste e inerme. Scandagliare in maniera talmente minuziosa la natura umana in tutte le sue debolezze e i suoi limiti, in tutta la sua crudeltà e la sua barbarie è un'operazione che neanche Manzoni nei Promessi Sposi, probabilmente proprio per la sua forte matrice cattolica, non si è permesso di fare.
Vassalli dice di sé: "Mi considero un estremista della poesia, l'unico estremismo che mi è rimasto; un altro amore della mia vita è Leopardi, personaggio completamente insopportabile per più di 20 minuti, se non dal suo amico Ranieri. La poesia non ha a che fare con la sensibilità, con la cultura, con le letture fatte: il poeta è un semideficiente. La poesia è vita che si paga con la vita, se non mi dà un'emozione immediata, non è niente: è parola scritta". Alla domanda: "Quali sono i suoi autori di riferimento?", replica dicendo: "Io ho letto tutto. Uno scrittore dovrebbe leggere tutto e dimenticarsi subito tutto".
Per chi come me ha amato la Chimera l'occasione si è rivelata un'esperienza unica, di grande intensità emotiva, la quale ha permesso di approfondire tutta la sua opera (che pure è assai corposa): il contatto informale, eppure di alto livello linguistico, la visione di un documentario speciale sui luoghi del novarese in cui lo scrittore ambientò la storia della strega di Zardino e di un'intervista d'antan all'autore stesso, hanno rappresentato un momento formativo di notevole valore, che ha lasciato tutti con la convinzione di essere, per qualche giorno, parte integrante della Storia della Letteratura.

maggio 01, 2010

Riassunto del Polara per Letteratura tardo-antica latina e altomedievale (Letteratura Umanistica)

VI secolo (Introduzione)
La destituzione di Romolo Augustolo da parte di Odoacre, nel 476, segna il passaggio dall'evo antico al medioevo, perchè interrompe la continuità istituzionale.
La tesi di Pirenne rinviava di un secolo e più, fino all'espansione degli Arabi, il passaggio dall'antichità al medioevo. «Il medioevo non nasce in un giorno, ma Maometto non è il suo padrino» (S. Elia). Da qui si può cominciare il discorso, cioè dalla difficile realtà dell'intellettuale «latino». Il mondo latino subisce il suo declino per una consunzione dovuta a motivi interni - economici, demografici, amministrativi e perfino religiosi - oppure è un evento improvvisio e violento, la migrazione germanica, che ne interrompe l'evoluzione proprio quando aveva raggiunto i livelli più alti di organizzazione? Converrà forse lasciarla da parte, e cercar di vedere come gli uomini di quel tempo si collocavano di fronte alle tante novità.
In tutti i regni barbarici, le minoranze germaniche detentrici del potere politico sono costrette a ricorrere alle maggioranze romane per l'amministrazione, e a conservare molti degli ordinamenti preesistenti, per l'incapacità di escogitarne di nuovi.
La Chiesa, con l'evangelizzazione, favorisce il diffondersi del latino non solo fra i Germani, ma anche nelle classi subalterne delle aree provinciali che avevano conservato le parlate originarie durante la dominazione romana.
La conquista germanica avvenne con modalità diverse da zona a zona: Ostrogoti in Italia furono più tolleranti dei Vandali in Africa, sia per quanto riguarda le confische dei suoli e le assegnazioni agli hospites invasori, sia per quanto riguarda il rispetto delle consuetudini religiose.
Alle preesistenti differenze tra le diocesi occidentali si aggiunsero così ulteriori motivi di divaricazione per quanto riguarda la struttura economica, per l'ordinamento giuridico, per i rapporti fra cristianesimo romano e cristianesimo ariano.
Dopo il V secolo la suddivisione tra Italia, Africa, Spagna, Francia e isole britanniche non è solo un comodo criterio di ripartizione, ma serve a rappresentare anche nella collocazione degli autori quel chiudersi degli orizzonti e quel restrigersi degli interessi e delle competenze che fu uno degli aspetti più evidenti del medioevo, almeno fino all'VIII secolo.
Questa divisione, per utile e giustificata che sia, non vuol dire che ci si trovi davanti a vere e proprie letterature nazionali, con autonome vicende: si può parlare tranquillamente di una letteratura medievale che riguarda tutta l'Europa occidentale e l'Africa settentrionale; troppo simili rimangono alcuni aspetti non secondari dei vari regni barbarici: in tutti le minoranze germaniche detentrici del potere politico sono costrette a ricorrere alle maggioranze romane per l'amministrazione.
Per i Romani uno dei principali punti di forza era la tradizione culturale, in cui un posto preminente era occupato dalla letteratura; il recupero del primato anche politico in virtù della superiorità nel campo del sapere, oppure l'offerta ai nuovi signori delle proprie competenze. Si assiste così ad un'ampia produzione scolastica di testi grammaticali, di trattati di retorica, di scoli e commenti ai classici (Ovidio, Stazio, Terenzio, Virgilio, ma anche Arato, Germanico e altri), di biografie, come la vita di Virgilio in versi del grammatico Foca, di opuscoli sulla mitologia pagana, indispensabili per la corretta esegesi dei testi antichi; queste opere si affiancano ai tanti manuali che riguardano i più svariati campi dell'attività tecnica, dalla misurazione dei terreni alla geografia, dalla metrologia al computo cronologico, dalle scienze militari alla medicina.
Il ruolo della Chiesa e la funzione del cristianesimo nell'evoluzione culturale delle masse, l'evangelizzazione, favorisce il diffondersi del latino non solo fra i Germani; la strutturazione verticale e la coincidenza col fatto delle alte gerarchie ecclesiastiche con la tradizionale oligarchia terriera romana porta alla divaricazione tra un sermo humilis destinato alla comunicazione con gli strati inferiori della società e una letteratura prodotta per essere consumata dalle fasce privilegiate e più colte.
Il regno di Odoacre e dei suoi Eruli fu troppo breve per lasciare un segno preciso nelle vicende della cultura latina in Italia: già nel 489, tredici anni dopo la deposizione di Romolo Augustolo, l'ostrogoto Teoderico procedeva alla conquista della penisola, con l'autorizzazione dell'imperatore bizantino Zenone. Teoderico regnò a lungo, fino al 526, ed ebbe significativi riconoscimenti tanto che nel 497 gli furono consegnate le insegne imperiali che Odoacre aveva rifiutato, restituendole al mittente a Costantinopoli vent'anni prima, sebbene rifiutò il titolo di imperatore. Un'accorta politica di alleanze e matrimoni lo portò anche ad essere reggente del trono visigotico di Spagna in nome del giovanissimo nipote Amalarico.
I suoi maggiori meriti furono però nell'amministrazione interna: assegnò un terzo delle terre italiane agli hospites, e furono magistrati e funzionari romani che provvidero alle distrubizioni e ai realtivi decreti; Romani e Goti pagavano egualmente le tasse; le magistrature centrali e provinciali rimasero sostanzialmente immutate con l'unica rilevante novità dell'istituzione del corpo dei saiones, di nazionalità, gotica, che svolgevano compiti speciali; perfino il vecchio senato di Roma conservò le sue funzioni.
L'Italia di Teoderico non era però un'isola felice in mezzo ai disordini e alle crudeltà del resto d'Europa.
Teoderico fallì nel programma di pacificazione tra Romani e germani: gli ultimi anni del suo regnò decapitò l'ala tradizionalista della nobiltà romana, con la condanna a morte di Boezio e di altri illustri senatori (524). La mancata adesione dei nobili romani alla linea politica teodericiana fu tra i motivi del crollo del regno goto, dopo la morte di Teoderico (526); la lunga e sanguinosa guerra d'Italia che per quasi vent'anni, tra il 535 e il 553, sconvolse tutte le regioni della penisola, percorse da eserciti goti, imperiali, ma anche franchi e alamanni.
La riconquista da parte delle truppe dell'imperatore bizantino Giustiniano fu sancita da un importante atto che definiva lo status del'Italia all'intero dell'impero, la Prammatica Sanzione (554), che annullava il principio che i governatori delle province dovevano essere segnalati dai più importanti cittandini e soprattutto dai vescovi della provincia stessa, cancellò di fatto la presenza gotica, concedendo alla chiesa cattolica i beni della chiesa ariana.La nuova organizzazione non ebbe vita lunga: a soli quattordici anni dalla Prammatica Sanzione, nel 568, i Longobardi entrano in Italia condotti dal Alboino e ci restarono per i due secoli successivi.
La continuità culturale si interrompe, si spezza l'unità territoriale, si accelera il precesso di degradazione economica.
La frattura sarà anche più evidente a livello letterario; tra la fine del V e la metà del VI secolo operano in Italia alcuni dei più importanti scrittori dell'epoca, da Boezio a Cassiodoro, Da Ennodio a Massimiano: con i Longobardi, dopo la grande figura di Gregorio e fino a Paolo Diacono, ormai agli inizi dell'età carolina, ci si trova di fronte ad un'impressionante sensazione di vuoto.
Gli anni più duri furono quelli del primo insediamento dei Longobardi nel 603 ad opera della regina cattolica Teodolinda e di papa Gregorio. Feroci, incolti, i Longobardi si imponevano all'elemento romano senza mescolarsi in alcun modo. I Bizantini conservarono il possesso della Liguria, della costa veneta, della zona intorno a Ravenna (che si chiamò Romània, da cui il nome della Romagna, in contrapposizione alla Longobardìa, da cui Lombardia), delle Marche settentrionali, di una sottile striscia di terra fra l'Adriatico e il Tirreno, lungo il Tevere, con Perugia, di Roma e del Lazio, di Napoli e Amalfi, della Puglia, della Calabria, della Sicilia e della Sardegna, mentre nelle altre zone si estendeva il domino longobardo, con un insediamento principale al centro-nord, in Toscana e nella valle padana, con la capitale del regno, Pavia, e due importanti appendici più a sud con i vasti e potenti ducati di Spoleto e Benevento (quest'ultimo comprendeva parte dell'Abbruzzo, il Molise, quasi tutta la Campania e la Basilicata e le zone settentrionali della Puglia e della Calabria. Tra i ducati longobardi e le province bizantine si stabilì un rapporto di tregua militare più che di vera pace.
Fu probabilmente il periodo di massima decadenza della civiltà in Italia: le citta ridotte ad accampamenti, le strade e gli acquedotti romani non più utilizzabili, le campagne invase dalle paludi e dalla malaria, il prodotto agricolo e artigianale pesantemente ridotto. Nell'Italia dominata dai Longobardi si stava affermando sempre di più il ruolo politico e temporale della Chiesa; questa individuava nel suo vescovo il possibile difensore contro le prepotenze dei Germani. Di pari passo procedeva l'ascesa del papato, che l'invasione longobarda aveva liberato dalla ferrea tutela bizatina: il papato poteva ora puntare ad una politica di indipendenza da Costantinopoli e da Pavia, puntando da un lato alla sanzione del primato universale del vescovo di Roma, dall'altro alla costituzione di un potere temporale, costruito sull'enorme Patrimonium Petri che faceva del papa il maggior proprietario terriero della penisola. Protagonista di questo progetto fu Gregorio che non fu soltanto un grande scrittore, ma anche un pontefice assai capace sul piano della politica estera e su quello della gestione amministrativa.

VI secolo (Scrittori, vita e opere) L'ITALIA
BOEZIO (480): Nasce a Roma da famiglia nobile (gens Anicia), si istruisce con un viaggio nell'oriente greco, studia filosofia nella scuola di Alessandria del neoplatonico Ammonio Ermia, sposa Rusticiana, figlia del console Simmaco. Fu prefetto di Roma, prefetto del Pretorio, console nel 510.
- 523: Magister officiorum
- 524: Accusato di accordi segreti con l'impero d'oriente e di congiurare contro Teodorico viene imprigionato e condannato a morte a 40 anni, a Cavenzano nel Bergamasco.
Opere:
- Poderoso corpus enciclopedico che concilia 2 linee del pensiero antico: Platonica e Aristotelica (rimangono solo poche parti). Incompiuto a causa della morte.
- Istitutio Arithmetica: aritmetica, geometria, muscia e astronomia (arti del quadrivio). Trascurate invece sono le altre 3 arti (Trivio: grammatica, retorica, dialettica) che completano il piano di studi medievali. Traduce Aristotele e il neoplatonico Porfirio.
L'opera, DE ISTITUTIONE ARITHMETICA, dedicata al suocero, è composta di 12 libri e fu composta in età giovanile.
- 1° libro: argomento è la MULTITUDO, il numero nella sua essenza teorica, nei suoi accidenti più elementari, come essere pari o dispari, numero primo o multiplo.
- 2° libro: MULTITUDO che entra in rapporto con la MAGNITUDO, introduce elementi spaziali che preludono alla geometria, all'armonia con le proporzioni, fondamento del rapporto tra aritmetica, geometria e musica.
Il DE ISTITUTIONE MUSICA (si ispira alla tradizione pitagorica) ed è diviso in 5 libri:
- 1°: dedicato alla capacità della musica di commuovere, dell'esistenza di 3 tipi di musica (cosmica, coinvolge tutto l'universo, umana, coinvolge l'uomo interiore, strumentale, quella che noi chiamiamo "musica").
- Gli altri 4 affrontano questioni su semitoni, armonia, grafia della note.
I trattati sulla geometria e sull'astronomia sono andati perduti.
Traduzioni latine dell'ORGANON aristotelico:
- Analytica priora
- Analytica posteriora
- De interpretatione
- Elenchi sofisti
- Topica
e dell'ISAGOGE di Porfirio e due commentari alla stessa ISAGOGE.
- Commento ai TOPICA di Cicerone
- Due libri: "Sul sillogismo ipotetico"
"Sul sillogismo categorico"
" De differentis topicis"
"De divisione"
Boezio è considerato il:
- TRASMETTITORE DELLA LOGICA IN OCCIDENTE e il padre del METODO SCOLASTICO
- L'INTERMEDIARIO tra la cultura medievale e la filosofia antica.

Opere di carattere teologico: "Sulla trinità, contro Eutiche e Nestorio"

DE CONSOLATIONE PHILOSOPHIAE: è l'opera più notevole e famosa di Boezio. Scritta in carcere (524). Frattura rispetto alle opere precedenti.
Opera in 5 libri: 39 brani di prosa alternati a 38 in versi (prosimetro).
E' un dialogo serrato tra l'autore (imprigionato) e la filosofia che gli appare in cella per consolarlo delle sue disgrazie.
Il venir meno della buona sorte è un'occasione favorevole per meditare su cosa sia il vero bene.
Nel terzo libro la filosofia dimostra che sommo bene è la FELICITA', cioè il dio creatore e governatore del mondo. Nasce in Boezio il dubbio su come si possa conciliare l'esistenza del MALE con la provvidenza divina.
Nel quarto la filosofia gli spiega che i malvagi non sono mai felici.
Quinto: dedicato al problema agostiniano del libero arbitrio.
Difficile dire se l'opera sia completa o meno. In tutta l'opera non è citata la Bibbia, non compare mai Cristo, Dio non viene mai presentato coi caratteri di quello cristiano.


CASSIODORO: Tante sono le analogie e le opposizioni con Boezio:
- 2 belle carriere politiche
- 2 progetti enciclopedici
- 2 conversioni
Conosciuto nel medioevo come il SENATORE. Apparteneva all'aristocrazia senatoria (ma la sua famiglia non poteva vantare la nobiltà e il prestigio di quella di Boezio).
Nacque a Squillace verso il 490, sostituì Boezio nel 514 quando questi cadde in disgrazia di Teodorico.
La sua posizione divenne assai difficile durante la guerra tra i Goti e i Bizantini.
Opere:
- DISCORSI
- CHRONICA
- ORDO GENERI CASSIODORORUM
- HISTORIA GOTHORUM: andata perduta (Riassunto di Giordane)
- VARIE: lettere ufficiali scritte in nome del re, costituiscono un'insostituibile fonte storica sulle condizioni dell'Italia ostrogota.
- DE ANIMA: tentativo di favorire la pace tra i due stati in guerra (è il Diavolo che ha voluto contrapporre i due popoli l'uno contro l'altro).
540: fondazione del monastero di Vivarium presso Squillace (centro-studi più che un vero e proprio monastero)
- ISTITUTIONES:
• HISTORIA ECCLESIASTICA TRIPARTITA
• EXPOSITIO IN PSALMOS
Prontuario per i suoi monaci sulle "Divinae litterae" e sulle "Seculares litterae"
ISTITUTIONES:
• 1° libro: 23 capitoli dedicati alle sacre scritture
10 capitoli di istruzioni varie per i suoi monaci (attività quotidiane, geografia, agricoltura, ortografia - per gli amanuensi-, medicina.
• 2° libro: dedicato alle 7 arti liberali
Quadrivio= aritmetica, astronomia, musica, geometria
Trivio= grammatica, dialettica, retorica
- DE ORTHOGRAPHIA: Cassiodoro avevai già passato i 90 anni quando pose mano a quella che forse fu la sua ultima fatica che testimonia il rinnovato interesse per la lingua scritta. Fu una preziosa fonte per le dottrine di vari grammatici di età tardoantica.

BENEDETTO DA NORCIA:
In rapporto ai 3 grandi ci sono:
GIORDANE: Riassunto della storia dei Goti di Cassiodoro
DIONIGI IL PICCOLO:
EUGIPPIO:
Per la poesia:
ENNODIO
MASSIMIANO:
Per la prosa

GREGORIO I MAGNO:
- Esaltato come l'ulitmo e più grande degli antichi romani (gens Anicia, come San Benedetto).
- Pose le basi dello Stato pontificio con la teorizzazione sull'opportunità di disporre di mezzi profani da impiegare al servizio della Chiesa.
- Nato a Roma intorno al 540 nel pieno della guerra goto-bizantina, appartenente a famiglia nobile e ricca.
- Fu prefetto di Roma nel 570.
- Alla morte del padre vendette i suoi possedimenti siciliani e fondò nell'isola 6 monasteri. In un 7° a Roma si fece monaco ma senza riuscire a partecipare attivamente alla vita pubblica.
OPERE:
- EPISTOLE (850 lettere) divise in 4 libri, riguarda tutto il periodo del pontificato. Gregorio interviene su questioni teologiche e liturgiche oppure economiche.
La lettera di Gregorio è uno strumento assai abile, che sa sostituire i vecchi precetti della retorica antica con un nuovo stile di grande efficacia.
35 libri dei MORALIA IN IOB: Commento al libro di Giobbe dell'Antico Testamento. Iniziato nel periodo costantinopolitano e completato nel 595. I MORALIA sono dedicati a Leandro di Siviglia, fratello e predecessore di Isidoro. Affrontano i "3 sensi" del testo scritturale: letterale, allegorico e morale. In risalto la potenza della figura di Giobbe, paziente fino alla testardaggine, sublime nella sua costanza contro gli assalti del Maligno.
- OMELIE: i discorsi da lui pronunziati o scritti nei primi anni del pontificato.
- REGULA PASTORALIS: 4 parti, dedicata al vescovo di Ravenna, Giovanni. Gregorio insiste sulla necessità di sconfiggere ambizioni e passioni, di essere vicino a chi soffre ma implacabile con i malvagi. Nella terza parte sono descritti i diversi modi di rivolgersi ai vari soggetti sociali, è una fine galleria di caratteri di uomini e donne, umili e potenti, giovani e vecchi, colti e ignoranti.
- DIALOGHI (o De vita et miraculis patrum Italicorum): Una serie di leggende e di racconti agiografici pieni di storie di angeli, di diavoli e di santi. Composta intorno al 593. Gregorio e il diacono Pietro, amici di infanzia, trascorrono un periodo di ritiro spirituale nel convento romano. Gregorio racconta, Pietro ascolta paziente. Il primo e il terzo libro comprendono miracoli relativi a varie persone non particolarmente note, il 2° è dedicato interamente a Benedetto e alla sua vita prodigiosa. Gregorio ammirava la REGOLA e aveva deciso di fare dei monaci benedettini i suoi personali missionari. Il quarto libro si distingue in parte dai primi 3 perchè ha per argomento la vita dopo la morte e il destino dell'anima umana. I DIALOGHI si inseriscono a perfezione nel progetto gregoriano di estendere il cattolicesimo fra le masse. Grande letteratura consolatoria, in un'epoca in cui c'era davvero bisogno di storie a lieto fine, essi hanno contribuito alla diffusione di un genere letterario ancora giovane e destinato ad un grande avvenire nelle letterature medievali latine e romanze: l'ingenuità delle descrizioni, la chiarezza dell'esposizione e la lingua così vicina al parlato hanno dato ai DIALOGHI un successo che andava ben al di là del ristretto numero di potenziali lettori alfabetizzati, con una tradizione orale capace di estendersi in aree geografiche e sociali altrimenti irraggiungibili.

VI secolo (Scrittori, vita e opere): L'INGHILTERRA E L'IRLANDA
- In Inghilterra si crea l'eptarchia, ovvero 7 stati che ebbero maggior rilevanza rispetto agli altri: la Northumbria, a nord con la città di York, la Mercia al centro, l'Anglia orientale, l'Essex con Londra, il Kent ad est, il Sussex a sud, il Wessex a sud-ovest.

- L'Irlanda fu romanizzata grazie all'evangelizzazione ad opera di Patrizio (è il santo nazionale dell'Irlanda) a metà del V secolo.

- In Irlanda l'organizzazione religiosa si fondava prevalentemente su grossi monasteri, con tanti vescovi e abati che governavano con rigore i loro centri e combattevano una duplice battaglia: una verso i druidi e il paganesimo, l'altra per l'acculturazione e la diffusione del latino.

- La vita monastica irlandese era piuttosto rigida e ascetica, con tremendi esercizi di fede e forme di misticismo esaltato.



GILDA, DETTO IL SAPIENTE
Nasce in Inghilterra. Studia fra il Galles e l'Irlanda. In Bretagna fonda il monastero di Ruis e ne diventa forse abate. Muore nel 570 ca.

Opere:

- LIBER DE PAENITENTIA: è uno dei penitenziari, con indicazione delle diverse espiazioni previste per i vari peccati.

- LORICA: è un inno. È una preghiera attraverso cui l'autore vuole creare una corazza (e di qui il nome) contro i diavoli tentatori, e chiede l'aiuto e la protezione della Trinità per tutte le parti del suo corpo.

- DE EXCIDIO ET CONQUESTU BRITANNIAE ( la distruzione e la conquista): consta di 3 parti


1. Una prefazione

2. Un corpo centrale con la narrazione degli avvenimenti dalla conquista romana fino ai tempi presenti

3. Una epistola moraleggiante sui vizi dei re e dei preti, che si riflettono poi su tutta la popolazione

COLUMCILLE

Nasce in Irlanda nel 521 da famiglia reale; nel 551 è ordinato prete. Fa costruire numerose chiese e monasteri. Si ritira a Iona (isoletta fra l'Irlanda e la Scozia) con 12 suoi discepoli, vi fonda una chiesa e un monastero che ebbero un ruolo fondamentale nell'evangelizzazione della Britannia. Muore a Iona nel 597.

Opere:

- ALTUS PROSATOR: poema assai famoso, costruito in strofe ritmate. Presenta in un breve riassunto tutti i momenti fondamentali della religione e della mitologia cristiana, dalla creazione degli agneli, con la rivolta e caduta di Lucifero, alla creazione del mondo e dell'uomo, fino al giudizio universale.

COLOMBANO

Nasce in Irlanda. Iniziò a peregrinare con 12 compagni. Educato nel famoso di Bangor, si sposta in Borgogna, dove fonda vari monasteri, tra cui quello di Luxeuil. Va in Svizzera e fonda un monastero intotolato al suo discepolo, San Gallo. In Italia fonda nel 612 il suo ultimo monastero, quello di Bobbio, sul versante piacentino dell'Appennino Ligure. Nel 615 muore a Bobbio.

Opere:

- REGOLA MONASTICA e il PENITENZIALE sono di una durezza impressionante: 6 frustate a chi tossisce durante il canto corale, a chi bevendo il vino urta con i denti contro il calice, a chi dimentica di dire "amen" al momento opportuno.

- COMMENTARIO AI SALMI


• 7 lettere indirizzate a papi, monaci, abati.

- CARMEN NAVALE: un canto di marinai che ricorda le fatiche dei naviganti e gli sforzi del loro ingegno contro i pericoli del mare.

- AD FEDOLIUM: scritto in versi adoni. All'amico Fedolio Colombano illustra anche la tecnica compositiva dell'adonio, formato da un dattilo seguito da un trocheo o da uno spondeo. Il contenuto è di carattere morale.


VI secolo (Scrittori, vita e opere): LA FRANCIA
In Francia abbiamo due regni:
1. Quello dei BURGUNDI: sud-est della Francia, Savoia, Borgogna, Svizzera francese; ha per capitale Lione
2. Quello dei FRANCHI
- 438/499: i Franchi, da pagani, passano direttamente alla fede cattolica. Sono l'unico popolo germanico che non passa attraverso la mediazione dell'arianesimo
- 488/511: regno di Clodoveo
- 534: lo stato burgundo è definitivamente incorporato nel regno franco

AVITO
Attivo nel regno dei Burgundi. Nel 450 ca. nasce a Vienne, nel 490 ne diviene vescovo. Muore nel 518.

Opere:
- DE CONSOLARTORIA CARITATIS LAUDE o DE VERGINITATE. è in esametri; illustra i vantaggi della verginità rispetto ai fastidi che la vita coniugale comporta. E' indirizzato alla sorella Fuscina, che aveva deciso di farsi monaca. In quest'opera Avito utilizza Prudenzio, e in particolare la Psicomachia (battaglia dell'anima).
- DE SPIRITALIS HISTORIAE GESTIS: 5 canti in esametri sulla Genesi. In quest'opera la cultura classica è vista come ostacolo alla pratica della fede, e quindi come strumento diabolico per allontanare l'uomo da Dio, mentre la primitività dei suoi istinti sarebbe naturalmente indirizzata al bene.

VENANZIO
Attivo nel regno dei Franchi. Nasce a Valdobbiadene (Treviso) nel 530 ca. A Ravenna studia grammatica, retorica e giurisprudenza, ma non filosofia. Per difficoltà ecnomiche lascia l'Italia e va in Francia. Nel 567 a Poitiers conosce Radegonda, vedova di re Clotario, che si era ritirata nel monastero di Santa Croce a Poitiers appunto, e nel quale aveva fatto badessa una figlia adottiva, Agnese. Partecipa così alla serena vita del monastero. Nel 597 è vescovo di Poitiers. Muore nel 600.

Opere:
- VITA RADEGUNDIS: scritta per onorare la sua benefattrice
- VITA MARTINI: in 4 libri di esametri, scritta per Radegonda e Agnese, ma inviata anche a Gregorio di Tours
- INNI: alcuni dei quali ebbero fortuna nella liturgia:
• Pange lingua gloriosi proelium ceraminis
• Vexilla regis prodeunt
Venanzio è uno degli autori più apprezzati e imitati in tutto il medioevo.

CESARIO DI ARLES
Nasce nel 469-470 in Francia. Si fa monaco nel monastero di Lerino. Ad Arles studia alla scuola di Giuliano Pomerio. Nel 502 diventa vescovo di Arles. E' nominato, nel 514, primate di tutta la Gallia da papa Simmaco. Convoca numerosi concili su questioni teologiche, liturgiche e pratiche.

Opere:
- Trattati teologi contro gli ariani e i pelagiani
- Un commento dell'Apocalisse
- SERMONI: sono prediche tenute con successo ai fedeli e inviate per iscritto ai suoi corrispondenti in tutto l'occidente europeo. Sono 238 orazioni. Lo stile dei SERMONI è agostiniano (frasi brevi, uso di forme retoriche), destinati al popolo, hanno il popolo per oggetto, le sue passioni, le sue consuetudini di vita, e sono perciò una fonte di storica importante

GREGORIO DI TOURS
Nel 538 ca. nasce a Clermont-Ferrand, da una delle più illustri famiglie romane della città. Viene nominato vescovo di Tours nel 573. Muore nel 594.

Opere:
- HISTORIA FRANCORUM: in 10 libri , da Adamo fino al 591. Qui la storia si presenta come costante confilitto tra il bene (presente in terra attraverso l'organizzazione della Chiesa) e il male che si mostra nei vizi di molti potenti, nella loro bramosia di ricchezze e di sangue. Accanto ai grandi, la storia di Gregorio non trascura però personaggi più modesti, e fatti che uno storico antico avrebbe certamente escluso dalla propria opera. Questo perchè l'orizzonte storico e politico di Gregorio si è ristretto, rispetto a quello degli scrittori di un tempo, e per lui esiste quasi solo la Francia, e in particolare il territorio di Tours.



VI secolo (Scrittori, vita e opere) LA PENISOLA IBERICA
- A metà del VI secolo la penisola iberica era divisa in 4 parti:
1. Gli Svevi in Galizia
2. I Baschi nei loro tradizionali territori, a nord-est
3. I Bizantini a sud-ovest, in Andalusia e lungo le coste del Mediterraneo
4. I Visigoti nel resto del Paese
- 629: tutta la Spagna è riunita nelle mani dei Visigoti.
- Con re Recaredo I (586-601) i Visigoti si convertono al cattolicesimo

MARTINO DI BRAGA
Nasce in Pannonia nel 515 ca. Fonda un monastero in Galizia e vi diventa abate. Avvia la conversione degli Svevi al cattolicesimo. Fu monaco prima di Dumia e poi di Braga. Muore nel 580.
Opere
- DE IRA: rielabora e ricuce estratti del filosofo Seneca
- FORMULA VITAE HONESTAE
- PRO REPELLENDA
- DE SUPERBIA
- EXHORTATIO HUMILITATIS
- DE CORRECTIONE RUSTICORUM: sulla scia di Agostino e di Cesario di Arles, Martino condanna le sopravvivenze degli antichi culti pagani, ma per condannarle deve descriverle, e ci fornisce così un prezioso quadro delle consuetudini religiose popolari.

PASCASIO: discepolo di Martino di Braga, fu monaco a Dumio, tradusse i VERBA SENIORUM

Sono da ricordare:
- Apringio di Beja: commenta l'Apocalisse
- Giusto di Urgel: commenta il Cantico dei Cantici

LEANDRO DI SIVIGLIA
- Fratello e predecessore di Isidoro nella carica vescovile, ispiratore della conversione dei Visigoti al cattolicesimo, autore di opere antiariane.
- papa Gregorio Magno gli dedica i suoi MORALIA



VI secolo (Scrittori, vita e opere) L'AFRICA
Il fondatore del regno dei Vandali fu Genserico.

POESIA

Fanno parte del'Anthologia Latina:

1. FLORENTINO

2. FLAVIO FELICE

3. MAVORZIO

4. CORONATO

5. LUSSORIO

6. SINFOSIO

DRACONZIO:
- Tragedia di Oreste

- Romulea

In queste due opere di carattere non cristiano è notevole la presenza della SCUOLA, il processo ad Oreste risente delle esperienze dell'uomo di tribunale che sapeva come far assolvere gli imputati.

- Medea

- Hylas

- De raptu Helenae

Al momento cristiano appartengono invece:
- SATISFACTIO: distici elegiaci, fu indirizzata Guntamondo, come richiesta di perdono per le colpe commesse, e nello stesso tempo come espiazione: di qui il titolo, che sottolinea l'intento del poeta di umiliarsi ma anche di risarcire il re scrivendo finalmente l'elogio che fino a quel momento non gli aveva dedicato. Il poeta ricorda famosi episodi biblici in cui la bontà divina convinse i potenti ad usare la pietà. La Satisfactio ci interessa soprattutto per questo tentativo di usare la cultura, la capacità tecnica di scrivere versi, come merce di scambio presso il re.
- De LAUDIBUS DEI: più famosa e impegnativa della Satisfactio, l'opera consta di tre libri di esametri, che si propongono di cantare la benevolenza di dio verso gli uomini, la sua pietas, per suscitare in questo modo la pietà del re. Il primo libro, che ebbe un titola a parte - non dovuto a Draconzio -, Hexaemeron, e come la Satisfactio fu rielaborato da Eugenio di Toledo in una nuova stesura, narra la creazione del mondo suddivisa in sei giornate, dal fiat lux al peccato e alla condanna di Adamo. Il poeta volle che in tutti e dieci gli esametri il sostantivo LUX ritornasse, non solo come martellante e marcata anafora iniziale, alla metà del verso, con un intreccio di echi e ripetizioni che dà vita ad un pezzo che può essere preso a modello della tecnica versificatoria tardoantica: descrizioni eleganti, soprattutto quella del paradiso terrestre, in cui Draconzio segue tutte le indicazioni della retorica per la trattazione del tema del locus amoenus. Il secondo libro (il più lungo) affronta il problema cristologico, vengono ripercorse rapidamente le vicende del mondo dal diluvio all'incarnazione per soffermarsi sulla vicenda terrena del Cristo e sui suoi insegnamenti. Il terzo libro è il più strano e difficile da interpretare: per singoli temi vengono accostati e messi a confronto i personaggi dell'Antico e Nuovo Testamentoe quelli dell'antica storia.

CORIPPO:

Si è nel pieno della dominazione Bizantina, nato nei primi anni del VI secolo, ebbe modo di conoscere di persona gli avvenimenti che riportarono l'Africa nell'impero.

-IOHANNIS o De bellis libycis: composto sulla falsariga dell'Eneide: "Giovanni è pius come Enea e la sua missione storica è paragonabile a quella dell'eroe troiano. Per il poeta tutte le virtù e le ragioni sono dalla parte dei Romani, coraggiosi pietosi religiosi, mentre i Berberi, rappresentano col loro "furor" un antagonista tutto negativo, violento spietato incivile. Le divinità mitologiche, il cui ruolo era assai importante per lo svolgimento della trama epica classica, vengono sostituite dal dio cristiano e dalla Trinità, ma per evitare la monotonia che questa innovazione potrebbe comportare all'unico dio viene affiancata una serie di personificazioni di virtù, la Vigilanza, la Sapienza, la Pietà, la Giustizia, la Concordia e così via.

- IN LAUDEM IUSTINI AUGUSTI MINORIS: 4 libri, incompleto. Precenduto, come in IOHANNIS, da una prefazione e da un Panegyricus in laudem Anastasii quaestoris. Nella prefazione Corippo implora l'imperatore perchè soccorra la sua vecchiaia e la sua povertà; la stessa tematica delle dsgrazie che lo affliggono ritorna nella laus Anastasii, insieme con il racconto delle nuove difficoltà dell'Africa. Il poema vero e proprio risulta diviso abbastanza nettamente in tre parti: i primi tre libri sono tutti dedicati ai primi otto giorni dell'impero di Giustino, dalla morte di Giustiniano all'invio dell'ambasciata degli Àvari. Nel quarto libro si racconta il consolato di Giustino (566) e si descrivono minuziosamente le cerimonie che accompagnarono l'assunzione della carica. Inutile dire che anche in quest'opera Corippo è una fonte di prim'ordine. Il gusto del particolare e la capacità di ricreare l'atmosfera dell'ufficialità bizantina ci consentono di rivivere una realtà fortemente simolica e rarefatta. L'altra novità dell'In laudem Iustini è legata al cambiamento ideologico che il nuovo imperatore introdusse dopo la morte di Giustiniano. Giustino invece punta su una visione mistica del potere, in cui l'equilibrio fra cristianesimo e romanità era fortemente alterato a vantaggio del primo. A 50 anni di distanza l'uno dall'altro, Draconzio e Corippo rappresentano l'élite culturale romana dell'Africa, e testimoniano la notevole continuità della sua formazione scolastica e delle sue espressioni poetiche. La denominazione vandalica non seppe interrompere una fiorente tradizione che continuò per tutto il secolo, l'Africa sa sviluppare una sua poetica che comprende l'epos di grandi dimensioni.
PROSA:
Le contrapposizioni di carattere religioso che afflissero l'Africa nel V e nel VI secolo spiegano ampiamente la vasta prodzione di opere teologiche, prima per difentere l'ortodossia contro l'arianesimo dei Vandali, poi nella complessa controversia dei Tre Capitoli, in cui i cristiani d'Africa si trovarono prevalentemente su posizioni opposte a quelle di Giustiniano.

FULGENZIO:
Vescovo di Ruspe nella Bizacena, nacque a Telepta intorno al 468 e morì nel 532. Le notizie su di lui ci sono conservate prevaletemente alla biografia scritta da un suo allievo, il diacono Fulgenzio Ferrando, e riguardano la nobiltà delle sue origini, la sua cultura, che comprendeva anche un'aprofondita conoscenza della lingua e della leteratura greca, la carriera pubblica negli anni giovanili, quindi la conversione che lo fece monaco e poi abate. Viaggiò molto, in Sicilia, a Roma, dove nel 500 incontrò Teodorico; tornato in Africa divenne vescovo nel 507 e si trovò subito ad affrontare le persecuzioni di Trasamondo, che lo esiliò in Sardegna nel 508. A Cagliari fondò un monastero. L'ascesa al trono di Ilderico, nel 523, gli consentì di tornare in Africa.
Scrisse numerosi libri di argomento antiariano. Tra le opere più famose si possono ricordare il libro Contra Arianos e i tre libri Ad Trasimundum regem Vandalorum, i sette libri, perduti, contro Fausto di Riez, accusato di semipelagianesimo, un De Trinitate e trattati sulla vedovanza, sulla verginità e sui doveri dei coniugi. Vi è in tutti un continuo riferimento dottrinale ad Agostino.
Si è a lungo discusso, e si discute ancora, se a Fulgenzio di Ruspe vadano attribuite alcune opere che la tradizione ha conservato sotto il nome di Fabio Planciade Fulgenzio, e che potrebbero costituire la produzione giovanile del futuro vescovo. Fabio Planciade Fulgenzio era comunque certamente un africano, conoscitore della lingua libica, cristiano; di lui ci restano quattro opere: i Mytologiarum libri tres, l'Exopisitio Vergilianae continentiae, il De aetatibus mundi et hominis(che i codici attribuisco ad un Fabio Claudio Gordiano Fulgenzio, complicando ulteriormente il rapporto fra Planciade Fulgenzio e il vescovo di Ruspe) e l'Expositio sermonum antiquorum.
Nei libri sulla mitologia Fulgenzio in un lungo dialogo con Calliope (altri personaggi sono Urania e la Filosofia) cerca le motivazioni «scientifiche» che sottostanno ai racconti della religione pagana, per ricavare dal simbolo le verità che da esso sono ricoperte e nascoste, e renderle accessibili al cristiano.
L'Expositio Vergilianae continentiae secundum philosophos morales è anch'essa un dialogo, stavolta tra Virgilio e l'autore, homunculus; il poeta illustra a Fulgenzio le allegorie riposte sotto i versi dell'Eneide, e una possibile lettura dell'epos in chiave morale.
Il De aetatibus mundi et hominis comincia col peccato originale e segue fino al nono capitolo la falsariga dell'Antico Testamento, nel decimo parla di Alessandro Magno, nell'undicesimo della storia romana fino alla fine della repubblica, nel dodicesimo e nel tredicesimo di Cristo e degi Apostoli, nel quattordicesimo degli imperatori; l'opera è incompleta, perchè il piano originario comprendeva 23 capitoli, scritti con la curiosa particolarità tecnica che ogni capitolo doveva evitare una lettera dell'alfabeto (la A è assente nel primo capitolo, la B nel secondo e così via).
L'Expositio sermorum antiquorum infine, illustra il significato di 76 parole in 62 lemmi con una serie di citazioni di vari autori perchè a volte esse danno l'impressione di essere state inventate di sana pianta.
L'insieme di queste 4 opere è significativo di una fase di passaggio dall'antichità al medioevo: le nuove proposte di interpretazione e di uso dei classici, la nuova collocazione dell'edificio mitologico, la nuova valutazione della storia in chiave salvifica si uniscono ad una lingua ricercata ed efficace, ma lontanisssima dalle consuetudini vigenti fino a pochi decenni prima.

PRISCIANO:
E' l'indiscusso protagonista del mondo dell'istruzione tra la fine del V secolo e l'inizio del VI, Prisciano di Cesarea nella Mauritania, professore di latino a Costantinopoli. Oltre che con la corte imperiale tenne rapporti con gli ambienti dei senatori italiani, tra cui Simmaco e il console Giuliano.
- ISTITUTIO DE ARTE GRAMMATICA: è la sua opera fondamentale, in 18 libri, di cui 16 dedicati alla morfologia e due alla sintassi, che rimasero a fondamento di tutte le successive elaborazioni. Oltre che in questo grande manuale, Prisciano espose le sue teorie linguistiche in altre opere di minori dimensioni, i Praeexercitamina, l'Institutio de nomine, pronomine et verbo, il Liber de accentibus, mentre di argomento metrico è il De metris fabularum Terentii, e le Partitiones duodecim versuum Aeneidos principalium commentano parola per parola, con minuziosa puntualità, i primi dodici versi dell'Eneide. A parte va ricordato il De figuris numeroru, con notizie sulla terminolgia numerale, sulle monete e sui pesi.
Figure di grande livello come Fulgenzio e Prisciano dimostrano il buon livello culturale dlel'Africa di nord-ovest nel V e VI secolo: il passaggio sotto il dominio di Bisanzio e soprattutto la successiva conquista araba interromperanno violentemente l'evoluzione di questa area di cultura latina, e comporteranno il definitivo spostamento verso Nord del baricentro economico e culturale d'Europa.

VII secolo: INTRODUZIONE + ITALIA
VII secolo: "Il secolo di ferro"

- È il periodo più duro dell'alto medioevo.

- I centri urbani decadono perchè il proprietario medievale tende a fissare la propria residenza nella sua tenuta di campagna.

- Il commercio scompare quasi del tutto.

- Emergono la penisola iberica e le isole britanniche mentre le altre aree (Italia, Francia, Africa del Nord) sono fra le più depresse



L'Italia è divisa in due parti:

1. Uno stato longobardo

2. Un territorio bizantino

- La presenza bizantina in Italia non stimola una significativa letteratura in lingua latina

- Per lo stato longobardo:


• 603: conversione al cattolicesimo

• 643: re Rotari cura la pubblicazione di un Editto con le norme di diritto penale e civile che regolavano la società longobarda

- Il VII sec. è il secolo del passaggio dall'impero centralizzato romano a quello feudale germanico.

Opere:

- ORIGO GENTIS LONGOBARDORUM: breve cronaca sull'origine del popolo longobardo. A essa si rifà Paolo Diacono per la sua HISTORIA LONGOBARDORUM

VII secolo: LA PENISOLA IBERICA
- Il regno visigotico conosce, nel VII secolo, il più alto livello di civiltà e di cultura
- 711: con l’espansione dell’Islam lo stato visigotico si dissolve rapidamente
- 713: i califfi sono proclamati signori nella capitale di Toledo

ISIDORO DI SIVIGLIA
Nasce nel 570 a Siviglia. Dopo la morte del fratello (Leandro), nel 600, diventa vescovo di Siviglia. È un continuatore di Cassiodoro: individua nei Goti i fondatori del nuovo stato nazionale. I Romani, quelli dell’impero d’Oriente, sono i veri nemici contro i quali è giusto combattere.

Opere:
- DE VIRIS ILLUSTRIBUS
- CHRONICA
- HISTORIA GOTHORUM, VANDALORUM, SUEBORUM
- ORIGINES o ETYMOLOGIAE, in 20 libri. Isidoro cerca, attraverso l'etimologia delle parole, di risalire alle radici, alla verità originaria, e nello stesso tempo di conservare e diffondere conoscenze e tecnologie che altrimenti si sarebbero perdute. La storia della parola è ricostruita spesso in maniera fantasiosa e scorretta. Quest'opera mira a fornire un dizionario e quasi una grammatica di tutto il sapere, secondo un progetto sistematico non molto diverso da quello che animerà tutte le future enciclopedie.
- SYNONIMORUM LIBRI DUO o DE LAMENTATIONE ANIMAE PECCATRICIS: è un'opera sui sinonimi. Isidoro dimostra come lo studio della lingua e la sua conoscenza siano una guida sicura e quasi indispensabile per il perfezionamento morale dell'uomo.

RE SISEBUTO

- CARMEN DE LUNA: è una composizione in esametri di buona fattura. È dedicato a Isidoro di Siviglia

VII secolo: LA FRANCIA
- Vi è il passaggio dalla dinastia dei Merovingi a quella degli Arnolfingi-Pipinidi-Carolingi
- Il primo re della nuova dinastia è Pipino II
- Il commercio decade, le città si spopolano, diminuisce la circolazione di denaro
- La cultura si conserva nei monasteri, quelli fondati dai monaci irlandesi e sempre più numerosi man mano che aumentava il loro benessere
- A tutti i monasteri è imposta la regola di S. Benedetto: ne consegue la generale introduzione di uno spirito che contempera le esigenze concrete con quelle dell'evangelizzazione e della conservazione del sapere

TEODOFRIDO DI CORBIE (per la poesia)

VIRGILIO GRAMMATICO e PSEUDO FREDAGARIO (per la prosa)

VII secolo: L'INGHILTERRA e L'IRLANDA
- Wilfrid, al sinodo di Whitby del 664, riesce a staccare tutta l'Inghilterra cristiana dall'influsso del monastero di Iona

ADAMNANO
Monaco a Iona, ne diventa l'abate. Muore nel 704

Opere:

- DE LOCIS SANCTIS: con le descrizioni di Costantinopoli, di Alessandria e della Palastina riprese dal racconto del vescovo gallo-romano Arculfo.
- VITA COLUMBE: biografia di Culumcille, il fondatore di Iona


HISPERICA FAMINA
Sono 14 composizioni per un totale di 612 versi, che descrivono cose o situazioni della vita. Forse sono opera di un monaco. Mescolano neoformazioni latine, grecismi, termini ricavati dai glossari, parole del tutto inventate, vocaboli semitici, vocaboli celtici in un pastiche linguistico ai limiti della comprensibilità.

ALDELMO
Inglese, nasce nel Wessex nel 640 ca. da famiglia regale. Diventa monaco nel monastero di Malmesbury, dove viene ordinato sacertote e poi abate dello stesso monastero. È nominato vescovo della diocesi di Sherborne (sarà in seguito Salisbury)

Opere:
- DE VERGINITATE: è un trattato, consta di una parte in prosa seguita da un poema in poco meno di 3000 esametri. I modelli proposti sono tratti dalla Bibbia e dalle storie dei martiri.
- EPISTOLA AD ACIRCIUM: col nome di "Acircio dell'aquilone" è indicato i re di Northumbria, Aelfrid, al quale l'opera fu inviata. E' un manuale di prosodia e metrica con una parte sul genere letterario degli enigmi che costituisce lo scritto di maggior interesse.

Beda considera Aldelmo il I classico della letteratura inglese.

VIII secolo: INTRODUZIONE + ITALIA+ FRANCIA+ INGHILTERRA e IRLANDA
ITALIA
- Si assiste a una riorganizzazione delle strutture statali, che culmina nella fondazione del Sacro Romano Impero di Carlo Magno.
- La fusione tra romani e germani si completa in quasi tutte le zone dell'Occidente
- Alla fine dell'VIII secolo si avvia una fioritura della produzione letteraria quantitativamente e qualitativamente impressionante.
- 773: il regno longobardo cessa di esistere, e le terre dell'Italia del Nord passano ai Franchi di Carlo Magno
- Agricoltura e commercio aumentano soprattutto nell'Italia settentrionale
FRANCIA
- Il potere centrale riafferma il suo ruolo sconfingendo i tentativi separatisti di alcuni duchi ribelli
- La ripresa culturale che caraterizza gli anni di Carlo Magno è in parte frutto delle sue scelte politiche, ma soprattutto di intellettuali longobardi e di monaci britannici.

INGHILTERRA e IRLANDA
- C'è in inghilterra una produzione letteraria che non conosce confronti in tutta l'Europa contemporanea
- A quest'epoca risale il Beowulf, il famoso poema con un racconta a base storica

BEDA IL VENERABILE
- 672/673: nasce in Inghilterra, vicino al Vallo di Adriano
- è istruito nei monasteri di Wearmouth e Jarrow
- è nominato diacono e poi prete
- vive a Jarrow fino alla morte nel 735
Opere:
- DE DIE INDICII: carme sul giudizio universale
- DE VERGINITATE: è un abbecedario
- DE NATURA RERUM: opera di carattere scientifico-didascalico, nella quale si fa riferimento a Plinio, a Isidoro e alle sue fonti.
- DE RATIONE TEMPORUM: in quest'opera alle 6 età del mondo ormai canoniche nella tradizione da Agostino a Isidoro, Beda ne aggiunge altre 2: il sabato eterno e la resurrezione dei santi, che legano la storia terrena all'escatologia cristiana.
- DE ORTOGRAPHIA: viene ripresa poi da Alcuino nel suo De Ortographia con pochi cambiamenti. L'opera di Alcuino definisce con la maggiore autorità la teoria ortografica del medioevo.
- HISTORIA ECCLESIASTICA GENTIS ANGLORUM: è un'opera storiografica in 5 libri. Comprende una breve descrizione geografica della Britannia, un sunto di storia dell'isola da Cesare a papa Gregorio (con Gregorio Magno, in Britannia il cristianesimo romano si sostituisce a quello celtico). In quest'opera cultura classica, mediolatina e anglosassone si mescolano senza inopportune gerarchie.
- HISTORIA ABBATUM: è la storia degli abati dei monasteri di Wearmouth e Jarrow

BONIFACIO
- Nasce nel 672/680 in Inghilterra, nel Devon
- Il suo nome è Wynfrith
- Studia in un monastero presso Winchester
- 716: intraprende un viaggio missionario in Frisia, ad est della foce del Reno. La spedizione però non ha successo
- Va a Roma, dove papa Gregorio II lo incarica di portare il cristianesimo fra le popolazioni germaniche
- È l'evangelizzatore della Baviera, della Turingia e della Frisia
- 722: è nominato vescovo
- 732: è nominato arcivescovo
- 741: è nominato coordinatore generale e supervisore di tutta la chiesa franca
- 744: crea il monastero di Fulda, a nord-est di Magonza
- 05 giugno 754: lui e i suoi compagni, in missione evangelizzatrice in Frisia, vengono trucidati dai Frisoni a Doccinga (nel nord dell'Olanda)
- Il suo corpo è sepolto a Fulda
- A lui si deve il progressivo inserimento di tutto il mondo germanico nell'area della cultura occidentale, e quindi del latino
Opere:
- la sua produzione letteraria risale in parte al periodo inglese, quando poteva disporre meglio del suo tempo e non era sommerso dagli impegni dell'evangelizzazione
• LETTERE: scritte nel difficile latino isperico
• AENIGMATA BONIFATII o DE VIRTUTIBUS ET VITIIS: sono centinaia di esametri acrostici dedicati alle virtù e ai vizi sottoforma di una ventina di indovinelli.
• Le prime lettere dei versi, lette di seguito, danno il nome della virtù o del vizio di cui si sta parlando, e quindi la soluzione dell'indovinello.



(Appunti tratti da: "Letteratura latina tardoantica e altomedievale" di Giovanni Polara - Ed. Jouvence)

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