Preparata, oggi, in mille modi: rivisitata, appesantita, arricchita, in una parola "Snaturata".
Ma è possibile sapere esattamente quale fosse la ricetta, con tanto di grammature, di Caroline e Stephanie (Fanny) Tatin, proprietarie dell'omonimo hotel-ristorante
a Lamotte-Beuvron, alla fine dell'Ottocento o, a volte, nella vita, è meglio lasciare alcuni argomenti avvolti nel mistero?
La mia curiosità mi spingerebbe persino a intavolare una seduta spiritica per parlare direttamente con le due anziane signore pur di conoscere, con precisione, come hanno inventato (più che altro è uno dei più famosi casi di "Serendipità") uno dei dessert più famosi di Francia, anche in carta da "Chez Maxim" a Parigi, per citarne uno.
Nella mia forsennata, eppur parziale, ricerca, ho trovato uno scritto a mano di una loro amica Marie Souchon, che nel suo "Cahier" annota ingredienti e procedimento. Ci si accorge così che l'autentica torta nasce da ingredienti semplici: non ci sono uova, tanto per cominciare, e le mele non sarebbero né le Golden né le Gala, ma quelle autoctone della zona, forse le Renette o la Reine des Renettes.
Pasta brisé con farina, burro e acqua. Le mele caramellate con zucchero e burro, forse addirittura non sbucciate...
Ebbene: non amo i dessert, non ho mai ordinato la tarte tatin al ristorante, però nelle ultime due settimane ne ho già preparate tre (di cui una in chiave vegan "light" con farina integrale, olio di girasole e zucchero di canna) e sono molto soddisfatto dei risultati.
Eccole!
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