novembre 03, 2010
Viaggio nella Champagne
Dopo due giorni fitti fitti di eventi, senza wireless in un hotel del centro di Reims (mi raccomando, pronuncia: "rens", con la R arrotata alla moda di Edith Piaf...), riesco a connettermi, con l'unico mezzo possibile, ovvero con il pc del mio ex studente Stefano, tramite cavo, e torno alla realtà...virtuale!
Siamo partiti da Torino martedì 02.11 alle 5 del mattino, after a big "levataccia", per Malpensa direzione Parigi. Al Charles De Gaulle ci aspettava un furgoncino Mercedes alla volta del cuore della regione Champagne-Ardenne, cioè Reims (mi raccomando la pronuncia, non voglio dirvelo più! RRRENS! Con la rincorsa...). Sistemazione in hotel e rendez-vous alle 16,30 presso Taittinger. Una entusiasta guida, Cristine, ci introduce ai segreti della maison e alle cantine di origine gallo-romaniche scavate nel gesso: delle piramidi sottorreanee: vere e proprie cattedrali nel sottosuolo. Finita la visita si comincia il "tour de force" con l'assaggio del primo vino, forse, per ora, il mio preferito, il "Prelude". Cena nello Chateau de la Marquetterie, un piccolo castello meravigliosamente elegante, sede di accoglienza rappresentativa (riservato davvero a pochissimi eletti). Al menu si accompagnavano 4 vini diversi di cui un rosso, il Coteaux-Champenois, con la carne, normalmente usato per creare gli champagnes rosé. Indimenticabile serata.
Durante la mattinata del 03/11 abbiamo partecipato ad un approfondimento + premiazione presso il CIVC di Epernay (degustazione di 3 champagnes diversi di cui, per la prima volta in assoluto, un 100% pinot meunier!), pranzo a "La Banque" con una magnum di "Charlemagne". Pomeriggio da Bollinger (3 champagnes). Tra le curiosità più appetitose emerge tra le righe, la notizia che questa maison è solita prepare un evento con giornalisti, compratori e addetti vari all'assaggio dei vins clairs come in un vero e proprio show! Cena da Philipponnat. Qui, grazie alla meravigliosa guida, ormai posso dire, amica Nicoletta, responsabile delle relazioni pubbliche della casa, abbiamo fatto un viaggio virtuale tra i segreti della regione, della produzione del vino e dei pettegolezzi sulla Champagne. L'aperitivo prevedeva due tipologie, la versione brut e pas dosé della Royale Cuvée di Philipponnat, ma visto che non eravamo sufficientemente provati dalla giornata degustativa e, poiché lo chef era leggermente in ritardo, la nostra brava Nicoletta ha pensato bene di aprire anche un rosé e farci servire del paté di foie-gras! La cena si è svolta successivamente con 4 portate e accompagnata da 4 rispettivi differenti champangnes, tra cui il mitico "Clos de Goisses". Fate un po' voi. E' sempre molto difficile salutare Nicoletta e la Philipponnat dopo un trattamento simile. La tristezza incombe pesantemente sulle nostre teste...
Ora si andrà a dormire perché nei prossimi due giorni i ritmi saranno i medesimi. Vi aggiornerò in seguito, se sopravviveremo a questa avventura.
04.11: Ormai abbiamo perso il conto di quanti champagnes abbiamo ingurgitato, alla fine del viaggio arriveremo senza dubbio a superare la trentina. Stamattina da Mailly, cooperativa sita in terroirs "Gran Crus", dopo la visita di prammatica alla catena di produzione e relativa cantina, abbiamo effettuato l'analisi sensoriale di 6 tipologie della casa. Certo, nessuno ci ha obbligato a berli, avevamo una sputacchiera a persona a disposizione, ma dal canto mio non me la sono sentita di sputare, troppo poco elegante. Meglio buttare giù!
Pomeriggio al "Le Phare" di Verzenay e relativo Museo della Vigna e degustazione presso un piccolo vigneron "Berenche & Fils". Il rampollo di famiglia ci ha accompagnato in una degustazione quasi al buio di 6 o 7 (non ricordo più...) vini di loro produzione. Erano tutti molto acidi, soprattutto perché, come ci ha confessato tronfio, non sono soliti far partire la fermentazione malolattica, quasi fosse una marca distintiva delle loro creazioni. E anche per differenziarsi, non so dire se in maniera snobistica o meno, dagli champagnes delle grandi case che sono tipici, tutti uguali e con un'effervescenza esagerata che, come sottolinea lui stesso, "ricorda la Sprite". Una lavorazione lenta, più artigianale, più naturale, porta alla produzione di, come preferiva chiamarli, non già Champagne, ma piuttosto VINI DELLA CHAMPAGNE. Serviti, anche qui non so se per fare l'originale o cosa, ad una temperatura più alta di almeno 4 gradi rispetto alla normale prassi. Troppo caldi e poi aperti un'ora prima, manco fossero dei Barolo o Brunello di Montalcino invecchiati 10 anni! A quel punto con un'acidità di stomaco senza pari ho deciso che io sono più per le grandi maisons. Punto e basta.
Interessante il 100% Pinot Meunier, appena lanciato sul mercato e purtroppo non in vendita, forse perché sold out. Tuttavia, il proprietario di "Bérèche et fils" ci ha detto che i suoi vini vengono serviti al Noma di Copenhagen! Scusate se è poco...
Domani mattina, per fortuna, il tour continuerà solamente tra le attrazioni storiche della città, soprattutto la Cattedrale di Reims e il Palazzo Tau. La basilica di Saint Remy, a volte fuori dagli itinerari "mordi e fuggi", (peccato perché è stupenda), l'abbiamo visitata appena arrivati.
Dopo una settimana circa di Champagne si ha quasi la nausea, ora prima di riprendere a berne, trascorreremo un mese di sola Coca-Cola, così, tanto per smaltire un po'!
Quest'anno siamo qui per la terza volta, in 7 edizioni del concorso "Cucina regionale italiana e Champagne", organizzato dal CIVC di Milano, poiché abbiamo vinto nuovamente (questa volta ex aequo con la scuola alberghiera di Cervia) il primo premio. Per loro, gli studenti Cristina ed Andrea, i colleghi Annalisa e Pierluigi, è stato davvero entusiasmante essendo la prima volta, ma anche per noi, Stefano, Paolo, il mio collega Alessandro ed io, Elena e Simone del CIVC di Milano che ci accompagnano, non lo è stato da meno, pur essendo veterani del luogo. Scopriamo sempre di più che il mondo dello Champagne è infinito, ogni volta impariamo cose nuove e sfumature prima non colte, e più si impara e più si diventa ignoranti in materia; scopriamo che la magia e la coltre di mistero che lo circonda è, forse, l'aspetto più interessante e che, in fondo, è meglio non sondarlo tanto a fondo e non farsi troppe domande.
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