Da martedì 2 novembre fino a venerdì 5, il mio collega Alessandro ed io, saremo in Champagne ad accompagnare due ex allievi, Paolo e Stefano, per il viaggio-premio in seguito alla vittoria del concorso organizzato dal CIVC "Champagne e cucina regionale italianiana" (quest'anno ex aequo con un'altra scuola), che consiste appunto in un soggiorno (4 giorni), tutto pagato, tra i vigneti e le case vinicole, tra gli chateaux e le cattedrali di un'area geografica, a mio parere la più bella e magica del Terra, compresa tra le cittadine di Reims ed Epernay. Visite delle cantine, pranzi nelle maisons, assaggi di champagne, dalla mattina alla sera. Un vero tour de force...Tutto questo, per noi accompagnatori, accadrà per la terza volta, avendo vinto più volte il primo premio.
Sono ovviamente molto emozionato. Amo profondamente quei territori ricchi di storia, tradizione e poesia.
Se dovete andare in viaggio di nozze e cercate una meta romantica che sia fuori dai soliti itinerari scontati e anche un po' pacchiani dei Caraibi o delle Maldive, allora organizzatevi una settimana da sogno tra le bollicine più apprezzate ed erotiche del mondo.
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ottobre 29, 2010
ottobre 25, 2010
Salone del gusto - Slow food
Avevo un biglietto gentilmente offerto. Grazie Silvia. Ero a pochi metri dal Lingotto. Grazie Giolitti. Non dovevo andarci?
Finito l'assalto del weekend e l'entusiasmo dell'apertura, oggi giornata conclusiva, il Salone del Gusto è stato un po' sottotono: alle 16 già gli espositori facevano fagotto, anzi facevano a gara a chi smontava prima (ma non chiudeva alle 20? Bah...), le donne delle pulizie ti guardavano in cagnesco, indaffarate com'erano con scopa e scopettone per togliere la merda di quasi 200 mila visitatori, uno più, uno meno. Un po' il loro "smontare le tende" mi piace sempre, ogni anno, sarà che mi sento un po' crepuscolare in questo periodo, alla fine vado sempre, coincidenza vuole, l'ultimo giorno; romanticamente mi piace il riflettore che si spegne "a me sì cara vieni, oh sera!", mi viene da dire.
Certo è che i fulgori iniziali, gli animi ardenti di quando fu inaugurato il Salone del Gusto (e io c'ero!) si sono quanto meno, negli anni, sopiti. Ora è diventata una kermesse, soprattutto turistica, dedicata agli addetti ai lavori o a chi viene da lontano. Per noi che l'abbiamo visto mille volte, per noi che abitiamo a Torino e che andiamo una volta sì e l'atra pure a Eataly, per noi che vi abbiamo, non solo partecipato, ma anche lavorato, puzza tutto di già visto. Nessuna novità. Tranne che via via nel tempo, tra il biglietto d'entrata che è arrivato a quota 20 piotte e gli assaggi che non sono più gratuiti come un tempo e ci devi aggiungere sempre un eurino almeno, la scampagnata ti costa 50 bambinelli, secchi secchi. Dunque, come diceva Totò: "Desisti". Aggiungiamo che il pubblico ha un attitude terribile; se la tirano tutti come dei treni, manco fossero Marchionne (buono pure lui...) o esperti, di quale minchia ancora non si sa. Ma fa figo fare l'epero di enogastronomia. Insomma: tutto molto noioso. Lo spleen baudelairiano che inesorabilmente avanza...
In questo clima (anche atmosferico: Torino 'ie faceva na' pippa a Londra...) una nota di colore c'è stata. Il mio ex allievo Paolo, che lavora per Scabin, mi ha invitato nel padiglione rosso nel quale il Combal.0 presentava, per la modica cifra di 50 euro, alcuni piatti (qui in foto) di quel geniaccio di un cuoco, di stanza a Rivoli. Gentilmente offerto dalla casa, ça va sans dire, in più ho ricevuto, da uno dei cuochi presenti, i complimenti per aver "allevato" in maniera eccelsa l'ex allievo. Il merito non è solo e tutto mio, anche del suo insegnante di cucina certo. Non mi aspettavo che fosse così imbarazzante però, la formalità dell'apprezzamento, la cerimonia, ecc. Forse preferisco quando si lamentano dell'allievo mandato in stage e lo criticano (e, dunque, anche il mio operato) aspramente. Per la serie: non me ne va mai bene una.
Finito l'assalto del weekend e l'entusiasmo dell'apertura, oggi giornata conclusiva, il Salone del Gusto è stato un po' sottotono: alle 16 già gli espositori facevano fagotto, anzi facevano a gara a chi smontava prima (ma non chiudeva alle 20? Bah...), le donne delle pulizie ti guardavano in cagnesco, indaffarate com'erano con scopa e scopettone per togliere la merda di quasi 200 mila visitatori, uno più, uno meno. Un po' il loro "smontare le tende" mi piace sempre, ogni anno, sarà che mi sento un po' crepuscolare in questo periodo, alla fine vado sempre, coincidenza vuole, l'ultimo giorno; romanticamente mi piace il riflettore che si spegne "a me sì cara vieni, oh sera!", mi viene da dire.
Certo è che i fulgori iniziali, gli animi ardenti di quando fu inaugurato il Salone del Gusto (e io c'ero!) si sono quanto meno, negli anni, sopiti. Ora è diventata una kermesse, soprattutto turistica, dedicata agli addetti ai lavori o a chi viene da lontano. Per noi che l'abbiamo visto mille volte, per noi che abitiamo a Torino e che andiamo una volta sì e l'atra pure a Eataly, per noi che vi abbiamo, non solo partecipato, ma anche lavorato, puzza tutto di già visto. Nessuna novità. Tranne che via via nel tempo, tra il biglietto d'entrata che è arrivato a quota 20 piotte e gli assaggi che non sono più gratuiti come un tempo e ci devi aggiungere sempre un eurino almeno, la scampagnata ti costa 50 bambinelli, secchi secchi. Dunque, come diceva Totò: "Desisti". Aggiungiamo che il pubblico ha un attitude terribile; se la tirano tutti come dei treni, manco fossero Marchionne (buono pure lui...) o esperti, di quale minchia ancora non si sa. Ma fa figo fare l'epero di enogastronomia. Insomma: tutto molto noioso. Lo spleen baudelairiano che inesorabilmente avanza...
In questo clima (anche atmosferico: Torino 'ie faceva na' pippa a Londra...) una nota di colore c'è stata. Il mio ex allievo Paolo, che lavora per Scabin, mi ha invitato nel padiglione rosso nel quale il Combal.0 presentava, per la modica cifra di 50 euro, alcuni piatti (qui in foto) di quel geniaccio di un cuoco, di stanza a Rivoli. Gentilmente offerto dalla casa, ça va sans dire, in più ho ricevuto, da uno dei cuochi presenti, i complimenti per aver "allevato" in maniera eccelsa l'ex allievo. Il merito non è solo e tutto mio, anche del suo insegnante di cucina certo. Non mi aspettavo che fosse così imbarazzante però, la formalità dell'apprezzamento, la cerimonia, ecc. Forse preferisco quando si lamentano dell'allievo mandato in stage e lo criticano (e, dunque, anche il mio operato) aspramente. Per la serie: non me ne va mai bene una.
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